mercoledì 4 dicembre 2019

Dicembre

Dicembre è un mese con cui sono arrabbiata da qualche anno. Forse perché illumina tutto ad intermittenza e cerca di velare di splendore e rosso lucido.

Lo trovo bello se la tua vita è senza mancanze. Spalma una patina di glitter su qualcosa che è già brillante di suo.
Dicembre vive di luce riflessa.



Ma se qualcuno o qualcosa ti manca, cosa diventa?


Malinconia e rimpianti.

È come vedere un film comico da soli o leggere un libro magnifico e non poterlo commentare con una persona cara.

Al mio mese natalizio manchi tu.

Sono incazzata perché non cercherò un regalo per te, non guarderemo insieme le luminarie esagerate ai balconi e non sceglieremo insieme gli addobbi per il minuscolo albero che avremmo avuto in casa.

Il mese delle cose felici. Delle persone felici.

E tu non ci sei.

Ti sei portato via la mia luce.

Saresti stato tu il mio Dicembre.
Stefania LeoNoir

Image: Frida Castelli



lunedì 27 maggio 2019

MI MANCHI

Quando arriverai mi prenderai per mano e sarà come se lo spazio tra le mie dita, riempito dalle tue, trovasse una ragione di esistere. 
Stai tardando ma io ti aspetto, non ho fretta alcuna. Ti toccherà essere perfetto e farmi ridere tanto, avrai il mare nello sguardo, nonostante gli occhi scuri magari e riuscirai a canticchiare ogni volta che un pezzo rock anni ‘70 arriverà alle tue orecchie.
Mi manchi molto, prima ancora di sapere se esisti e questo mi basta per sapere che ne vale la pena.
Sai un po’ sono triste, non sono mai stata brava ad aspettare. Ho l’indole impaziente di chi vuole tutto e subito. Ma tu mi saprai calmare, basterà il tuo odore che saprà di casa ed il tuo silenzio consapevole, che riuscirà a non farmi preoccupare.
Avrai mani grandi perché raccoglierai tutte le mie insicurezze e le lascerai scivolare via nel vento. Non ti farai mai intristire dalla pioggia e la accoglierai come una buona amica che ti permette di pensare col suo ticchettare rassicurante.
In questo preciso istante sei da qualche parte e stai guardando la mia stessa luna pallida e immensa, questo mi fa sentire un po’ più vicina a te. Un po’ meno sola.
Ora vado a vivere la tua attesa, aspettando la vita che tu saprai condividere con la mia.
Stefania LeoNoir

Image: Frida Castelli



domenica 26 maggio 2019

AMARCORD

Contai ad uno ad uno i seicento chilometri che ci dividevano, sapevo che un paio d'ore non mi sarebbero bastate per carpire il segreto di quella strana donna, quasi esoterica che tanto mi incuriosiva.
Ci saremmo visti per un caffè, qualche chiacchiera che sicuramente mi avrebbe lasciato con la voglia di saperne di più. Di lei. Della sua vita. Della sua mente, che senza sforzo era riuscita a catturare la mia. 
È strano come tutto diventa relativo quando qualcosa ti affascina. Tante ore di sonno perso, di viaggio e di solitudine non potevano minimamente competere con un caffè, amaro e forte come lo preferiva, con Lei.
Era diventato tutto stranamente normale, stranamente troppo presto. Le volevo bene, desideravo davvero guardarla negli occhi, eppure ero privo di qualsiasi malizia o insano egoismo. Volevo viverla, volevo che Lei vivesse me, ma non era concepito il possesso. Era bisogno, ma non carnale, nemmeno emotivo. Era voler stare con lei, perché qualsiasi altra cosa risultava insulsa e meno piacevole.
Avevo un numero infinito di domande ed altrettante risposte pronte.
Poi accadde, la vidi. Era davvero di fronte a me.
La prima stupida cosa che pensai fu che era più alta di quanto avessi immaginato. La sua pelle emanava un leggerissimo aroma caldo come quello che senti all’alba d’estate, non poteva essere nulla di artefatto e sintetico, era il suo odore. Ebbi la certezza che sarei impazzito presto.
Gli occhi grandi e dolci come li avevo immaginati e tutto in lei risultava accogliente.
Parlai molto, senza accorgermi del tempo che passava e dei suoi silenzi che tanto, mi resi conto solo dopo, avevano scavato dentro di me.
Il caffè divenne freddo e l'ora del ritorno a casa arrivò troppo presto.
Il congedo fu una delle cose più strane che mai mi capitarono di provare nella mia, discretamente lunga, vita. Non aveva affatto a che fare con la tristezza che aspettavo. Era qualcosa di più profondo ed astratto. Nostalgico, forse malinconico ma non triste. Mi venne in mente la parola AMARCORD. Già mi immaginavo a godere di quella mancanza, della sua assenza. Avevo l’assoluta certezza che l’avrei accolta come una fedele compagna di viaggio perché apparteneva a Lei. Era sua. E niente di quella quella donna avrebbe mai potuto recarmi danno.
Prese la mia mano e se la portò alla guancia, toccai la sua pelle calda ed il mio cuore esplose la centesima volta in quella lunga e breve giornata.
Il mio addio fu un casto bacio all’angolo sinistro delle sue belle labbra e più che andar via, scappai via da lei e da tutte quelle meravigliose sensazioni che mi aspettavano dopo.
Se io l’abbia rivista o meno poco importa. Ma ciò che provai in quelle poche ore irreali non le dimenticherò mai.
A volte non importa il risultato di alcune storie, l’importante è che esse avvengano.
Stefania LeoNoir


Image: Frida Castelli

venerdì 29 marzo 2019

In una giornata di marzo che profuma di luglio

Nell’aria intrisa di sole potevi quasi toccare l’estate. Era marzo ancora, ma il caldo anticipato le metteva addosso l’allegria di luglio ed il costume da bagno. La vecchia sedia a sdraio di legno e tela grezza aveva visto giorni migliori, ma la incorniciava come in un vecchio film anni ‘50. Le cuffie bianche, decisamente fuori posto in quel quadro retrò, permettevano a Gino Paoli di farle sentire ancora di più quella finta stagione ed il sapore del sale e della salsedine. Avrei voluto essere il sole e baciarle ogni centimetro di pelle esposta.

Poi il miracolo, una piccola perla di sudore nato dalla sua gola nuda comincia il meraviglioso percorso che la porta ad attraversare il suo piccolo seno. Prosegue imperterrita, incurante dei miei occhi affamati, le attraversa la pancia con la lentezza snervante che porta alla pazzia.

Muore solitaria e silenziosa nella coppa del suo ombelico, dopo aver raccontato la poesia del suo corpo dolce. In una giornata di marzo che profuma di luglio.

Stefania LeoNoir