giovedì 7 dicembre 2017

Iris alla crema

Ciao Amore, 
ieri mattina il ragazzo del bar mi ha guardato dritto negli occhi e ha detto: “Stefy, oggi c’è un dolce nuovo, si chiama Iris vuoi assaggiarlo? Lo conosci?”. 
Ho sorriso come una stupida annuendo appena, ho pensato a questo stesso periodo dell’anno scorso, e non ho potuto non immaginarti dire: “Quello non è un Iris,  non lo stai mangiando a Catania all’ombra dell’Elefante. Con me che ti tengo la mano e ti spiego perché puoi prenderlo alla crema e non al cioccolato! Il primo almeno”.
La cosa strana è che tu sei spesso nelle mie giornate, come l’odore dell’inverno. Mi chiedo cosa fai. Se hai cambiato qualcosa nel tuo ufficio. Se hai deciso di gettare qualcuna delle tua camicie un po’ ridicole.
Ormai non sei più davvero nella mia vita e non so nemmeno perché ho deciso di scrivere di e per te. Lo so, la colpa è solo mia, lo faccio sempre. Allontano tutto quello che si avvicina troppo e che potrebbe mancarmi se fuggisse via dal disastro che sono.
Tra me e te c’era qualcosa di vero però, non devi mai dubitarne. Vero come il profumo delle rose gialle e come il suono di una campanella. Credo di averti amato, a modo mio. Se fossi stata una persona che resta, sarei sempre tornata per ritrovarti. Ma non lo sono, ed ora resta solo un bel ricordo di serate a parlare ore intere. 
In definitiva, il mio primo Iris l’ho mangiato. Era buono, ma non quanto lo sarebbe stato se ci fossi stato tu, il mare, l’Etna e l’Elefante.
Stefania Leonoir



lunedì 2 ottobre 2017

GLI OCCHIALI E LA STELLA

I momenti più intimi con lui cominciavano sempre allo stesso modo: gli toglievo gli occhiali.
Partiva tutto con dei baci lenti, labbra che si sfiorano piano. Mi piaceva il suo modo un po' impacciato di volermi, mi faceva ricordare quanto fosse giovane, quanto poco contasse il mondo in confronto a quello stretto abitacolo dove eravamo costretti dalle circostanze.
Quando non riuscivamo più a porre un freno, gli toglievo gli occhiali e le carezze leggere finivano. Credo gli piacesse. Era una cosa intima, nostra, privata, molto più di quasi tutto il resto.
Mi piaceva avere la sua pelle addosso, avrei passato ore intere sul suo petto a sfiorarlo con la punta delle dita, per il solo vezzo di vederlo tendersi come la corda di una chitarra. La camicia era una storia d'amore a parte che cominciava col primo bottone aperto con attenzione, accelerava nel mentre e trovava il suo apice con l'ultimo quasi strappato. Poi infilavo le mani nel colletto e l'abbassavo sulle spalle fino a farlo restare bloccato di fronte a me, in balia della mia voglia di lui.
Alcune cose hanno molto poco senso e sono perfette per questo, non mi sono mai chiesta davvero se l'amassi, non ho mai messo nomi ed etichette, ma quando lui era vicino a me la gravità cambiava ed io non ero più legata al terreno ma a lui.
Da certe storie non né esci mai, perché esulano dal tuo volere e dal buonsenso, sono tali per il potere che hanno e non importa se smetti di nutrirle, le accantoni, fai finta di dimenticartene, loro resistono a prescindere da quello che gli viene dato.
Non puoi chiedere una stella di essere meno brillante, lei lo è comunque. Non ti serve a niente urlarle contro di smettere e disperarti, lei è bella per questo. Ed è li a ricordarti che nonostante tutti i casini sotto di essa, vale la pena restare fermi anche solo un attimo per vederla luminosa, sola e perfetta nella sua unicità.
Stefania LeoNoir




lunedì 18 settembre 2017

NON ESISTIAMO NEPPURE



Lui mi dona poesia. Non è una frase fatta, Lui è il fiume in piena che inonda il mio essere. 
Quando riappare, dopo le grandi pause della vita, io scrivo, invento, io divento poesia.
Lui è un anima dolce capitata in una testa matta. 
Mi fa ridere, anzi mi costringe alla felicità. E poi basta. Silenzi lunghi e assenze eterne.
Io e lui nella realtà non esistiamo neppure. Facciamo l'amore con gli occhi, mi accarezza con le parole e mi obbliga al rimpianto. 
Io e lui non siamo una storia, ma se qualcuno decidesse di raccontarla, sarebbe qualcosa triste con tanti sorrisi e sguardi languidi.
Non sono certa di amarlo. Semplicemente è il mio ultimo pensiero notturno a volte, ed il primo sorriso al mattino spesso lo dedico a lui. 
Mi dona poesia, ma obbliga alla tristezza. Mi regala una gioia e mi impone un dolore. 
Io e lui non esistiamo eppure, di notte quando la luna è la mia sola compagna e le stelle sembrano dispiacersi per me, lo penso forte e so che lui mi pensa.
Se non è amore questo, l'amore non mi interessa.
Stefania LeoNoir
Foto: Tumblr


mercoledì 11 gennaio 2017

Alba nuova

Per l’ennesima volta il vuoto era di fronte a lei.
Le ceneri di quello che considerava un grande amore, ancora fumanti, sulla sua anima.
Era sempre il più difficile, il primo giorno, quello più distante dalla fine di quello straziante dolore.
Era apatica, vuota. Il mondo sarebbe potuto crollare in quel momento, e lei non vi avrebbe dato peso. La sua storia più importante era finita, e l’unica cosa che il suo cervello riusciva a fare, era spegnersi. Una sorta di torpore indotto dal suo inconscio per evitare di distruggersi del tutto.
Si erano visti nella piazza del loro primo appuntamento, gli innaturali venti gradi di quell’inizio dicembre le permettevano di tenere la gola scoperta, mettendo così in mostra il suo ciondolo. Quella stellina, che valeva come pegno d’amore.
Non ci furono particolari parole, niente lacrime, solo tristezza che già cominciava a sfumare di malinconia. Un breve addio, due estranei che si conoscono più di chiunque altro.
La giornata è finita, la notte l’abbraccia aspettando un’alba nuova.
Stefania LeoNoir