lunedì 2 ottobre 2017

GLI OCCHIALI E LA STELLA

I momenti più intimi con lui cominciavano sempre allo stesso modo: gli toglievo gli occhiali.
Partiva tutto con dei baci lenti, labbra che si sfiorano piano. Mi piaceva il suo modo un po' impacciato di volermi, mi faceva ricordare quanto fosse giovane, quanto poco contasse il mondo in confronto a quello stretto abitacolo dove eravamo costretti dalle circostanze.
Quando non riuscivamo più a porre un freno, gli toglievo gli occhiali e le carezze leggere finivano. Credo gli piacesse. Era una cosa intima, nostra, privata, molto più di quasi tutto il resto.
Mi piaceva avere la sua pelle addosso, avrei passato ore intere sul suo petto a sfiorarlo con la punta delle dita, per il solo vezzo di vederlo tendersi come la corda di una chitarra. La camicia era una storia d'amore a parte che cominciava col primo bottone aperto con attenzione, accelerava nel mentre e trovava il suo apice con l'ultimo quasi strappato. Poi infilavo le mani nel colletto e l'abbassavo sulle spalle fino a farlo restare bloccato di fronte a me, in balia della mia voglia di lui.
Alcune cose hanno molto poco senso e sono perfette per questo, non mi sono mai chiesta davvero se l'amassi, non ho mai messo nomi ed etichette, ma quando lui era vicino a me la gravità cambiava ed io non ero più legata al terreno ma a lui.
Da certe storie non né esci mai, perché esulano dal tuo volere e dal buonsenso, sono tali per il potere che hanno e non importa se smetti di nutrirle, le accantoni, fai finta di dimenticartene, loro resistono a prescindere da quello che gli viene dato.
Non puoi chiedere una stella di essere meno brillante, lei lo è comunque. Non ti serve a niente urlarle contro di smettere e disperarti, lei è bella per questo. Ed è li a ricordarti che nonostante tutti i casini sotto di essa, vale la pena restare fermi anche solo un attimo per vederla luminosa, sola e perfetta nella sua unicità.
Stefania LeoNoir