venerdì 10 aprile 2015

Facemmo l'amore

Facemmo l'amore con le parole, con sussurri appena accennati. Senza mai alzare troppo la voce, per paura di svegliarci, per paura di scoprire che fosse solo uno sogno.
Facemmo l'amore con gli occhi, sguardi dolci che raccontano passione e voglia reciproca, guardando e godendo di ogni centimetro esposto, di ogni imperfezione, cicatrice, di ogni segno unico e irripetibile.
Facemmo l'amore con la mente, immaginando sensazioni che pian piano divennero reali, potendo sentire sensazioni presenti solo nella testa come fossero reali e concrete.
Facemmo l'amore con le mani, prima che con il corpo, gentili carezze che sfiorano la pelle, all'inizio lente, con deferenza, con rispetto, poi forte, quasi con fame, con violenza dolce, con l'aspettativa che solo la chimica può creare.
Facemmo l'amore, piano senza fretta, come una preghiera antica. Con tutta la pazienza che può essere presente in un'emozione, con la speranza che regala la felicità e con l'aspettativa che solo qualcosa di unico può dare.
Ed infine, facemmo l'amore perché non potevamo farne a meno, perché due persone tanto perfette per farlo non sarebbero mai più esistite.
Questo corpo era più suo che mio. Questa anima stanca aveva bisogno di lui.
L'unico silenzioso, forse per timore, fu il cuore. Si svegliò un attimo appena, giusto per capire che la perfezione di quegli attimi era in prestito, nessuno regala niente, così tornò a dormire aspettando un momento migliore.

Stefania LeoNoir




mercoledì 8 aprile 2015

Non potevo averlo.

Mi era dato solo di guardarlo da lontano, come si fa con certi posti belli da morire, che ti restano dentro, che ti regalano brividi ma che puoi guardare solo su di una foto.
Avevo, qualche volta, la parvenza di un suo sguardo, per un momento. Un semplice attimo in cui l'universo per me terminava con le sue ciglia.
A volte mi dedicava un sorriso distratto, lasciato lì, per farmi impazzire, per ricordarmi che nel mondo la perfezione esiste e che io potevo solo incantarmi dinanzi ad essa.
Il suo profumo era lo stesso che dovrebbero avere i ricordi malinconici, quelli che ti tornano in mente nelle sere d'inverno senza luna. Pensieri tristi e meravigliosi, di un periodo lontano, che non torna e la cui mancanza brucia come la sete.
Conoscevo ogni suo centimetro di pelle chiara e ogni difetto che natura gli aveva regalato per renderlo il mio più grande rimpianto.
Non potevo averlo, ma era mio più che di chiunque altra.

Stefania LeoNoir