venerdì 20 febbraio 2015

Recensione: Memoria delle mie puttane tristi di Gabriel Garcia Marquez

L'anno dei miei novantanni decisi di regalarmi una notte d'amore folle con un'adolescente vergine...

Che dire, già l'incipit è la firma di una delle menti più brillanti dell'ultimo secolo, è prepotente e avvolgente. Potrei sforzarmi di descrivere minuziosamente la trama di questo piccolo e breve capolavoro, di appena 141 struggenti pagine, ma non riuscirei a farvi cogliere nemmeno una briciola della carica emozionale che si porta dietro.
Un anziano e solitario giornalista, con una particolare sensibilità per la musica classica, decide, all'alba dei suoi novantanni, ciò che avete letto nel sopracitato incipit (ora starete pensando: certo cosa c'è di più dolce di un rapporto pedofilo e delle malsane voglie di un vecchio satiro).
Quest'uomo tanto saggio, che ha avuto numerose donne, che dovrebbe essere stanco essendo giunto al'alba della sia vita e che conosce bene il mondo, in qualche modo magico, scopre per la prima volta nella sua vita la bellezza nel dormire con una donna, senza nemmeno toccarla.
Scopre lo splendore dell'attesa, ma soprattutto l'amore, quello che non ha mai cercato nelle altre donne. Come sostiene la sintesi del libro stesso: " l'inizio di una nuova vita in un'età in cui la maggior parte dei mortali è già morta".
Come concludere se non con: io vi consiglierei di leggerlo sempre, almeno una volta l'anno, in quanto lo considero un di quei libri che cambia ad ogni periodo della vita.

Stefania LeoNoir




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