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Luglio 2014
Giorgio Faletti è morto.
La notizia mi colpisce come un pugno,
alle undici meno un quarto di un umido e afoso venerdì mattina, tipico
dell’estate foggiana.
Prendo una delle mie Chesterfield blu
dal pacchetto semivuoto e fisso lo schermo del pc, pensando al perché questa
notizia mi colpisca tanto. Una domanda retorica ovviamente, adoravo i suoi
lavori, che fossero scritti, dipinti, cantati o recitati.
Giorgio, l’ho sempre considerato un buon
amico con cui discutere di argomenti che chiunque altro avrebbe trovato noiosi.
Un mio grande cruccio è quello di non
aver avuto la possibilità di conoscerlo di persona e di non averci mai parlato.
Forse ci avrei litigato, forse me ne sarei innamorata. Un uomo d’altri tempi,
così l’ho sempre immaginato.
La sigaretta si spegne da sola, la
cenere che cade sulle dita mi ridesta dall’apatia che accompagna la lettura
di mille epitaffi apparsi su Facebook.
Mi faccio un caffè, ovviamente con la
moka, forte, nero e amaro. Non sono ancora nemmeno le undici e già ho da
pensare, metto su un pezzo poco famoso di Giorgio: La ragazza è stata baciata. Mi ricorda l’adolescenza e mi regala un
modo semplice per riempire il vuoto che ho dentro. Certo, la malinconica
consapevolezza che mi nasce nel petto forse è meglio del niente.
Mi chiedo se sia stancate avere tanta arte dentro, se si fosse stato regalato qualche anno in più magari avrebbe creato altri capolavori impagabili.
A questo non c'è risposta ovviamente.
Il caffè è pronto, lo bevo e mi accendo un'altra Chesterfeld, questa volta la fumo fino in fondo.
La giornata passa, come passa la settimana, il mese e l'anno e il mondo cambia o forse cambiamo noi.
Stefania LeoNoir
Mi chiedo se sia stancate avere tanta arte dentro, se si fosse stato regalato qualche anno in più magari avrebbe creato altri capolavori impagabili.
A questo non c'è risposta ovviamente.
Il caffè è pronto, lo bevo e mi accendo un'altra Chesterfeld, questa volta la fumo fino in fondo.
La giornata passa, come passa la settimana, il mese e l'anno e il mondo cambia o forse cambiamo noi.
Stefania LeoNoir
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