venerdì 20 febbraio 2015

Cronaca della mia mattina, quando Giorgio Faletti è morto.

4 Luglio 2014

Giorgio Faletti è morto.

La notizia mi colpisce come un pugno, alle undici meno un quarto di un umido e afoso venerdì mattina, tipico dell’estate foggiana.
Prendo una delle mie Chesterfield blu dal pacchetto semivuoto e fisso lo schermo del pc, pensando al perché questa notizia mi colpisca tanto. Una domanda retorica ovviamente, adoravo i suoi lavori, che fossero scritti, dipinti, cantati o recitati.
Giorgio, l’ho sempre considerato un buon amico con cui discutere di argomenti che chiunque altro avrebbe trovato noiosi.
Un mio grande cruccio è quello di non aver avuto la possibilità di conoscerlo di persona e di non averci mai parlato. Forse ci avrei litigato, forse me ne sarei innamorata. Un uomo d’altri tempi, così l’ho sempre immaginato.
La sigaretta si spegne da sola, la cenere che cade sulle dita mi ridesta dall’apatia che accompagna la lettura di mille epitaffi apparsi su Facebook.
Mi faccio un caffè, ovviamente con la moka, forte, nero e amaro. Non sono ancora nemmeno le undici e già ho da pensare, metto su un pezzo poco famoso di Giorgio: La ragazza è stata baciata. Mi ricorda l’adolescenza e mi regala un modo semplice per riempire il vuoto che ho dentro. Certo, la malinconica consapevolezza che mi nasce nel petto forse è meglio del niente.
Mi chiedo se sia stancate avere  tanta arte dentro, se si fosse stato regalato qualche anno in più magari avrebbe creato altri capolavori impagabili.
A questo non c'è risposta ovviamente.
Il caffè è pronto, lo bevo e mi accendo un'altra Chesterfeld, questa volta la fumo fino in fondo. 
La giornata passa, come passa la settimana, il mese e l'anno e il mondo cambia o forse cambiamo noi.

Stefania LeoNoir






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